sabato 17 marzo 2012

Hamam: il bagno turco - Recensione


Hamam: il bagno turco di Ferzan Ozpetek - Genere: drammatico - Italia, 1997

Logorato dal lavoro e da un matrimonio stanco senza figli, Francesco, giovane architetto romano, va a Istanbul dove ha ereditato una vecchia casa da un'eccentrica zia materna. Il soggiorno gli cambia la vita, facendogli scoprire nuovi valori.

Opera prima dell'ormai celeberrimo Ozpetek, uno dei registi commercialmente più apprezzati del panorama italiano da pochissimi giorni al cinema con Magnifica presenza, il film in questione è visibilmente molto vicino all'esperienza diretta del regista (turco anche lui). Lo sguardo di Ozpetek, attraverso gli occhi di Francesco, modella una visione dettagliata, brulicante ed estremamente romantica di Istanbul che, sospesa in un tempo indistinto fra la terra e il mare diventa il luogo del riscatto, del ritorno alla vita.
La storia scorre fluidamente entro i poco più che novanta minuti della pellicola ma non annoia, anzi accompagna lo spettatore, lentamente ma inesorabilmente, alla scoperta dei piaceri di un altrove lontano e non meglio definito: il sapore delle cene abbondanti e condite, il profumo del caffè turco, i vapori del bagno turco e l'odore del sapone sono tutti elementi che sembra di poter toccare, sentire e gustare.

Già in questa prima opera Ozpetek ci mette di fronte alla tematica principale della sua cinematografia (risaputamente, l'omosessualità) ma lo fa con toni che non ho più ritrovato nei suoi film successivi. La Turchia ozpetekiana è bella, vitale ma al tempo stesso decadente e fascinosa, di un fascino mortifero. Le musiche tipicamente orientali accompagnano le infinite passeggiate di Francesco, flaneur occidentale che abbandona lentamente la sua vita frenetica (fatta di telefonate e decisioni repentine) per lasciarsi abbracciare dai sentimenti e cadere, dolcemente, nell' hamam, che qui diventa metafora del nostro inconscio, del regno dei sensi che spesso dimentichiamo, fonte di un piacere originale e di una felicità autentica.

Bravi gli attori, in particolare il "giovane" Gassman che riesce a dare credibilità e forza al personaggio. Un film ben riuscito, originale e molto poco italiano, che scade solo un po' nel finale affastellando velocemente un po' troppe sequenze. Una nota a margine è che i momenti conclusivi della pellicola richiamano (evidentemente a fortiori) uno dei più celebri film del regista: Le fate ignoranti.

VOTO: 8/10

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