mercoledì 3 luglio 2013

Spring Breakers: Una vacanza da sballo



Spring Breakers: Una vacanza da sballo di Harmony Korine - Genere: drammatico - USA, 2012

Nessun film può trarre più in inganno di questo: l'ultima fatica cinematografica di Harmony Korine, autore del bel Gummo (non particolarmente apprezzato, anche da voci autorevoli, ma secondo me veramente meritevole) ha tutta l'aria di essere una commedia senza impegno per adolescenti spostati, una versione estrema e dal tasso alcolico eccessivo de Una notte da leoni o simili. Niente di più sbagliato: anche la presenza delle ex ragazzine Disney potrebbe portare fuori strada e il modo in cui il film è stato pubblicizzato in Italia certo non aiuta. Comunque, alla prova dei fatti Spring Breakers si rivela non solo una piacevole sorpresa ma senza dubbio uno dei migliori film statunitensi degli ultimi anni che mi sia capitato di vedere.

Come in Gummo anche in questo lavoro il regista dipinge impietosamente un mondo in decomposizione, violento, dove il desiderio di fuga sembra essere il motore immobile che aziona gli ingranaggi dell'esistenza. Le quattro protagoniste partono per le vacanze di primavera rapinando un supermarket e si danno poi a una successione fluida e indistinta di party alcolici e sessualmente promiscui. La regia si fa lisergica e i toni diventano esasperati sia da un punto di vista cromatico sia per quanto riguarda la messa in scena. La ripetizione ossessiva di situazioni e dialoghi qui non ha la valenza filosofica vansantiana e sembra essere l'eco di un trip da acidi durato troppo. 

L'universo di riferimento è lo stesso: se Gummo rappresentava un mondo fisicamente distrutto, Spring breakers riporta questo elemento nella completa mancanza di etica di un mondo a sé stante, un'isola dove tutto è possibile, dove le protagoniste "possono essere loro stesse". Questo è molto significativo e ci comunica efficacemente come in fin dei conti la mancanza di punti di riferimento porti con sé un annichilimento pressoché assoluto dell'egoità individuale, che comunque non sfocia mai - almeno in quest'opera - in una critica di qualche genere agli istituti della società. Come già ci aveva mostrato, Korine si limita ad osservare in modo distaccato, a riprendere senza commentare una realtà che è e sembra non poter essere altrimenti.

Il finale apertissimo ce lo conferma: i mondi narrativi sono ancora infiniti e non è possibile dire come questo film profondamente videoludico possa concludersi. Soprattutto nelle ultime sequenze, le migliori secondo me, sembra quasi che tutto ciò che sta accadendo di fronte ai nostri occhi persi in un baluginio fosforescente e allucinogeno non si altro che il frutto di una finzione da sala giochi: la sparatoria nella villa di Big Arch ha in effetti le movenze e le modalità di quelle del celeberrimo Max Payne, cosa che potrebbe essere confermata anche dall'uso del rallenty come contraltare al bullet-time

Concludendo, siamo di fronte a un titolo molto serio, estremamente meritevole da un punto di vista tecnico (la fotografia è veramente splendida) e che non deve trarre in inganno gli spettatori. Non la solita college-commedy ma un tentativo ben riuscito di staccarsi dalla mediocrità dei prodotti cinematografici che un certo cinema continua a sfornare. Personalmente, uno dei film migliori che abbia visto quest'anno.
VOTO: 8.50/10

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