martedì 2 luglio 2013

Rosemary's Baby: Nastro rosso a New York



Rosemary's Baby: Nastro rosso a New York di Roman Polanski - Genere: thriller - USA, 1968

Ho deciso di vedere questo film, di cui avevo già sentito parlare, dopo essermi reso conto di come, in che me ne parlava, ci fossero spesso opinioni discordanti. Da una parte gli elogiatori affezionati, dall'altra chi ne lamentava la pesantezza narrativa e, in fin dei conti, ne era rimasto scontento o deluso. Dopo la mia visione posso dire senza difficoltà di voler entrare a testa alta nella prima di queste due schiere; il film di Polanski mi è piaciuto tantissimo e secondo me racchiude un modo di fare e intendere il cinema molto diverso da quello attuale, che meriterebbe di essere riscoperto e rivitalizzato. 

La vera genialità (o almeno uno degli elementi che possono contribuire a questa definizione) sta nel modo di gestire la tematica. A parte la precocità cronologica (gli altri due titoli storici che si avvicinano più o meno a questo genere di lavoro, L'esorcista di Friedkin e Omen di Donner sono della decade successiva), mi riferisco alla modalità che il regista ha di raccontare la vicenda. In Rosemary non c'è niente di evidente, tutto è onirico e assume i tratti della visione paranoide. Nel pieno della narrazione ci sono dei momenti in cui lo spettatore non è onestamente in grado di dire se i deliri della protagonista siano reali oppure frutto di una mania di persecuzione portata all'eccesso e i piccoli sviluppi che si inseriscono nella diegesi non fanno che perpetrare questa sensazione. 

La cosa fra l'altro mi ha aperto un nuovo spazio di riflessione, facendomi notare la superba paradossalità di un film in cui a livello linguistico siamo di fronte a un lavoro chiaro, fortemente narrativo, mentre per quanto riguarda i contenuti è ben difficile dire che cosa stia accadendo nella realtà e quale sia lo statuto epistemologico delle immagini che ci scorrono davanti agli occhi. E' arduo se non impossibile (prima delle sequenze finali, quantomeno) determinare dove finiscono gli incubi di Rosemary ed escludere che tutto ciò che le sta accadendo non sia frutto di una sua malata elaborazione. 

Una tragedia di sensazioni dunque e non una fiera dei corpi come spesso accade nei film consimili più o meno attuali (anche L'esorcista ha in realtà una carica fisica molto accentuata). Il Demone è nelle nostre menti o - forse - nei nostri occhi? Sta di fatto che il film di Polanski ha fatto la storia e ha contribuito fortemente a plasmare un'immaginario in cui il Male non è più considerato come una sostanza completamente aliena dalla realtà, ma spesso la penetra e ne fa parte.
VOTO: 9/10

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