giovedì 24 ottobre 2013

La morte corre sul fiume



La morte corre sul fiume (The night of the hunter) di Charles Laughton - Genere: thriller - USA, 1955

Se qualcuno decidesse di affidare ad un attore (italiano o meno che sia) la direzione di un film. possiamo scommettere che - salvo alcune eccezioni - il risultato sarebbe verosimilmente disastroso. Charles Laughton, premio Oscar al miglior attore nel 1934 per Le sei mogli di Enrico VIII, in un'epoca in cui il cinema aveva tutta un'altra valenza, è riuscito a confezionare quel piccolo capolavoro che è La morte corre sul fiume. Suo unico film, girato in pochissimo tempo e con una qualità tecnica veramente notevole, il suo lavoro si fa ricordare anche e soprattutto per uno stile particolarissimo che, anche calato in un'epoca in cui la linearità classica aveva già subito degli attacchi, si caratterizza per una serie di scelte estetiche davvero ingegnose. 

Influenzato tanto dalla poetica griffithiana quanto dalle Avanguardie europee, Laughton confeziona un prodotto fortemente narrativo che può essere letto in maniera stratificata, a più livelli di complessità che possono facilmente essere riconnessi a porzioni di pubblico dotate di interessi differenti. Se da una parte la diegesi si risolve nella versione un po' movimentata di una conciliante storia dai toni quasi fiabeschi, ad un livello di lettura più elevato possiamo notare dapprima la critica neppure troppo sottesa a un certo tipo di approccio al mondo della religione e poi - a salire -la malcelata misoginia di un autore che rappresenta quasi tutti i suoi personaggi femminili come donne credulone e facilmente abbindolabili e la preziosità di alcune scelte stilistiche. 

Se è innegabile, ad esempio, un certo influsso dell'Espressionismo tedesco soprattutto per quanto riguarda l'uso (appunto espressionistico) delle luci che spesso operano dei veri e propri tagli sulle figure, mi pare altrettanto evidente l'influenza di un certo cinema francese che, soprattutto in alcuni momenti (emblematica la sequenza in cui viene scoperto il cadavere di Willa Harper), si manifesta nella ricerca di un cinema che sia più delicato e pittorico (penso, ad esempio, ai massimi capolavori di Jean Vigo). 

A incorniciare il tutto non possiamo non ricordare la meravigliosa interpretazione di Robert Mitchum, che dona al personaggio di Harry Powell una presenza importante e concreta, che appare fortemente amplificata dalla gestione intelligente della fotografia e delle luci che Laughton è riuscito a mettere in campo in questa sua prima ed ultima opera. Di certo è impossibile compendiare in poche righe l'importanza e il merito di un film come questo che - come sempre e ancora una volta - merita senza dubbio di essere visto per poter essere apprezzato (e analizzato) sino in fondo.

VOTO: 8.50/10 

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