domenica 13 ottobre 2013

Aquadro



Aquadro: La prima volta non si scorda mai di Stefano Lodovichi - Genere: drammatico - Italia, 2013

Una delle costanti del cinema italiano di consumo degli anni Duemila, che ancora ci stiamo portando dietro, sembra essere la predilezione per storie d'amore che indagano il mondo degli adolescenti attraverso delle lenti più o meno ammiccanti, critiche o consapevoli. L'esempio delle atroci pellicole tratte dai fortunati libri di Federico Moccia sarebbe fin troppo facile; ci permettiamo quindi di segnalare come anche un film come Melissa P., racconto cinematografico romanzato del caso letterario dell'omonima autrice si inserisca perfettamente entro questo panorama di produzioni. Stefano Lovodichi, classe 1983, propone una sua visione di questo ormai indagatissimo mondo con Aquadro, lavorazione italiana di recentissima uscita. Per una volta fa decisamente piacere vedere come il cinema italiano, quello fatto con passione da giovani autori che hanno le competenze per portare avanti un discorso compiuto, abbia ancora delle carte da giocare. Infatti, a partire da un canovaccio collaudato, il regista riesce a inserire degli elementi di forte autorialità che connotano il film come un elemento interessante e meritevole di attenzione, soprattutto in senso proiettivo. 

La storia d'amore dei due protagonisti, ancora studenti di una scuola superiore, viene raccontata da Lodovichi con sapienza narrativa e formale, cosa che non può che rendere più che legittimi i riconoscimenti guadagnati da Aquadro soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura. Il dettato registico, pur nella sua semplicità, si mantiene entro un buon livello di realizzazione, arricchito da alcune preziosità linguistiche che ci lasciano apprezzare, in nuce, la possibilità di una discorsività anche più articolata di quella che ci è stata proposta (i raccordi sonori, gestiti benissimo, ne sono un chiaro esempio). La perfetta dialettica fra scrittura trasparente e ricerca di ulteriori possibilità espressive rendere Aquadro un lavoro perfettamente riuscito, pur senza qualificarlo come un autentico capolavoro. Siamo di fronte, vale la pena ricordarlo di nuovo, a una validissima alternativa a molto cinema popolare che, con la presenza di divi dalle dubbie capacità recitative, cerca di fare presa su un pubblico disattento: Lodovichi, invece, sembra pretendere qualcosa in più dal suo pubblico, costretto a seguire il procedere di un amore ormai privo di qualsiasi parvenza auratica, raccontato a volte in maniera non immediatamente intellegibile. 

Un modo nuovo e intelligente di parlare degli adolescenti agli adolescenti, senza perdersi nel mare limaccioso dei facili sentimentalismi e nel contempo evitando di tratteggiare un'immagine erronea e semplificata delle dinamiche relazionali di una gioventù sempre più legata alla finzionalità dell'immagine informatica, a tal punto da non vedere - spesso - l'evidenza di ciò che succede nella realtà.

VOTO: 7/10 

Nessun commento:

Posta un commento