mercoledì 6 novembre 2013

Zelig



Zelig di Woody Allen - Genere: commedia - USA, 1983

Zelig è un film che potrebbe apparire esteriormente atipico all'interno della prima produzione alleniana, essendo un film di completa finzione che decide di vestire i panni del documentario. L'intera vicenda raccontata nella pellicola il cui nome ha avuto una fortuna particolarmente pronunciata proprio in Italia, è completamente frutto d'invenzione ma, nonostante questo, il modo in cui è stata girata e la sottile preziosità dell'intarsio strutturale, la rende credibilmente simile a un documentario sugli anni Trenta in America. All'interno di questa cornice oggettivante che si incarna in uno sguardo distaccato privilegiante (falsi) materiali di repertorio, interviste e inserti successivi, trova spazio una classica storia alleniana, che in questo caso viene proposta allo spettatore in una forma in sé conclusa e successiva allo svolgersi dei fatti. In qualche modo Zelig ricostruisce la storia del suo omonimo protagonista come Welles aveva fatto in Quarto potere, ma lo fa in un modo evidentemente più vicino alla sensibilità medializzata degli anni Ottanta.

Utilizzando un'apparecchiatura di ripresa d'epoca (risalente all'incirca agli anni Venti), Allen infonde nelle sue immagini quello spirito discontinuo, impreciso e a tratti tremolante che le produzioni cinematografiche avevano davvero all'epoca. Pur travestendo (in maniera signifcativamente camaleontica, visto che l'intero film è basato sul meccanismo della metamorfosi) da documento reale, il film esaspera fino al parossismo quella sensazione di incredulità che un certo cinema ha sempre cercato di evitare; possiamo certamente apprestarci a vedere un film d'intrattenimento consci e consapevoli della sua natura finzionale, ma Zelig pur ricordandocelo, finisce con l'impedircelo. La patina di realtà imbastita da Allen è da una parte formalmente credibile ma dall'altra gli elementi di comicità la minano dall'interno, facendo saltare (dialetticamente) la sospensione dell'incredulità nello spettatore.

Lo sviluppo di questo docu-film procede quindi per accumulo (seppure all'interno di una linea narrativa che privilegia il racconto cronachistico/cronologico della vita di Zelig) di materiali eterogenei, tanto che ad un certo punto Allen arriva a fingere l'esistenza di un film dedicato al suo personaggio, che sarebbe stato girato nel giro di anni immediatamente successivo agli eventi, in pieno stile classico con tanto di eroi e spauracchio nazista. Il tutto viene finemente impreziosito dalla presenza di illustri studiosi della contemporaneità, come Susan Sontag, che si sono prestati a ricostruire in maniera del tutto fittizia un edificio speculativo sulla vita mai avvenuta di Zelig, a sottolineare ancora una volta come questo personaggio profondamente alleniano sia prima di tutto profondamente umano.

VOTO: 7.50/10 

1 commento:

  1. Io gli avrei dato mezzo voto in più. Mi ha sempre fatto impazzire questo personaggio :)

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