martedì 5 novembre 2013

In the woods



In the woods di Angelos Frantzis - Genere: drammatico - Grecia, 2010

Esistono in qualsiasi campo della creazione artistica dei prodotti che non sono tanto interessanti per quello che dicono, ma per il modo in cui si propongono. Nel caso del cinema questo è particolarmente vero e non è difficile rintracciare, soprattutto in alcuni periodi storici, delle lavorazioni sperimentali - spesso condotte da grandi artisti (basti pensare a Marcel Duchamp o Andy Warhol, per citare due mostri sacri dell'arte contemporanea) - che si lasciano ricordare per il discorso sul linguaggio che propongono al pubblico. Al riguardo è bene sottolineare due problematicità: da una parte il pubblico d'elezione di queste fatiche più o meno riuscite è troppo spesso di nicchia e dall'altra è sempre più difficile trovare questa tipologia di prodotti, anche ricorrendo a mezzi di ricerca potenti come quelli offerti dalla rete.

In the woods è un "film" che si inserisce proprio all'interno di questo filone, proponendoci una sinfonia di immagini dal sapore impressionista che è caratterizzata da uno stile lirico ed evocativo nel quale la parte del leone la fa senza dubbio il paesaggio. I tre protagonisti risultano come risucchiati da un ambiente incontaminato e dalla memoria quasi edenica che ne risucchia le azioni; spesso le inquadrature presentano i personaggi fuori fuoco, proprio a vantaggio della rappresentazione di una rigogliosa ambientazione boschivo-vegetale, quasi come se quest'ultima divenisse a sua volta un personaggio, ritagliandosi prepotentemente il proprio spazio visivo. 

In generale In the woods è un lavoro atipico anche se non senza precedenti (in particolare sembra ricollegarsi per molti versi al più volte citato ma comunque splendido Gerry, del quale però non mutua le tinte apocalittiche e il paesaggismo desertificato), che evidenzia in maniera chiara le implicazioni di una scelta estetica spinta fino al parossismo. I dialoghi sono ridotti al minimo, le interazioni fra i personaggi sono spesso vuote e molto più frequentemente avvengono per tramite gestuale o visivo. Frantzis abbandona completamente la ricerca della narrazione a favore di una forma quasi antologica, che si costruisce affastellando aneddoti apparentemente irrelati, separati a volte da dei veri e propri stacchi in nero (stilemi ripresi dalla poetica di Kiarostami?). Conseguenza ultima di questo processo è un lavoro fortemente frammentario che sfrutta tempi dilatati e non comuni al cinema contemporaneo. 

Il grande problema (o, sarebbe meglio dire, l'interrogativo) sollevato da un prodotto come In the woods deriva dalla sua natura complessiva. La scelta apprezzabile di Frantzis di perseguire una sperimentazione pertinace rinunciando ai vezzi convenzionali della cinematografia attuale si traduce purtroppo in un film lento e slegato da qualsiasi concetto di riferimento. Scegliendo di sfondare il baluardo della forma eretto da Gerry realizzando un'opera così estrema, in cui delle riprese belle ma quasi amatoriali arrivano a far dubitare a volte delle convinzioni estetiche dell'autore, forse Frantzis ha compiuto un passo eccessivo. 

Senza dubbio rimangono nella memoria alcune immagini di splendida fattura e non si può non dare atto al regista di aver tracciato una dinamica delle relazioni approfondita ed esplicita rinunciando a qualsiasi forma di aneddoticità. Rimane comunque difficile formulare un giudizio complessivo in merito; senza dubbio si tratta di un film che si ama o si odia. Io, per quanto non mi ritenga un consumatore cinematografico particolarmente commerciale, non posso fare a meno di percepire una certa incompletezza.

VOTO: 6.50/10 

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