giovedì 21 marzo 2013

The playroom




The playroom di Julia Dyer - USA, 2013 - Genere: drammatico

La famiglia è da sempre considerata, dalla cinematografia e dal senso comune, la grande istituzione fondativa della società. Quando si vuole muovere una critica profonda al mondo contemporaneo, il primo elemento che si fa esplodere è sempre il nucleo familiare: lo sa bene Lars Von Trier, che lo utilizza come miccia per far partire la sua deflagrazione profonda di tutto il mondo medio-borghese, che ritrae con occhio cinico e disilluso. The playroom prende questo presupposto, facendolo proprio e trasportando il tutto in una "stanza dei giochi" dove i bambini, grandi dimenticati di queste narrazioni (che spesso non hanno diritto di parola, come se la loro esistenza fosse forclusa), ritrovano uno spazio abitabile.

Pur partendo da un'idea abbastanza inflazionata come la critica sociale integrata nel microcosmo, il film della Dyer riesce in qualche modo a barcamenarsi fuori dalla prevedibilità proprio grazie a un'orchestrazione generale che richiama le fiabe per i bambini. Una novità insomma, che aggiunge una nota fresca (e - forse ancora più drammatica) a una composizione che certamente non brilla per molto altro. Si succedono situazioni piuttosto prevedibili (una madre fedifraga, un padre impotente ma attaccato al senso della famiglia etc.) e il tutto si risolve in un gigantesco guazzabuglio di episodi senza troppo senso, che se non fossero tenuti insieme dal tentativo di evasione dei figli, certamente non meriterebbero più di una rapida scorsa.

Salvando alcuni passaggi piacevoli, dove la telecamera sembra seguire il traballio ebbro dei protagonisti posseduti dall'alcool (ma sarà voluto?), il film è anonimo sotto il profilo tecnico il che, aggiunto a una generale insapidità dell'impianto diegetico crea un prodotto certamente non di qualità, che sembra volersi proporre come una versione aggiornata di Bunuel ma che in fin dei conti pare semplicemente un oggetto inconcludente, senza arte né parte. 
VOTO: 4.5/10

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