lunedì 25 marzo 2013

The mooring


The mooring di Glenn Withrow - Svizzera, 2012 - Genere: Thriller

Ogni quaranta secondi una persona nel mondo sparisce. Al giorno d'oggi quanti modi ci sono per sparire? La soppressione fisica è solo una delle modalità per silenziare un individuo, la cui eliminazione può avvenire anche (e questo vale oggi più che mai) attraverso l'ostracizzazione sociale. In particolare l'avvento delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha portato a una modificazione sociologica di portata epocale, trasformando nel profondo le modalità del relazionarsi umano. Questi cambiamenti sono stati tanto profondi da generare anche nuove sociopatie, connesse a questa nuova modalità espressiva.

Ecco le due anime di The mooring, film svizzero che non ha proprio l'aria di essere tale (quando si dice, non a caso, globalizzazione...). Sono due entità diegetiche che non sembrano andare d'accordo: la regia cerca una mediazione difficile fra due grandi macro-contenitori di genere, il drammatico e il thriller, che solo in virtù di un certo equilibrio possono fondersi senza esplodere. Questo film però non riesce a centrare l'obiettivo. 

Il risultato è un prodotto di bassa lega, che unisce una prima parte molto lenta in cui il quid del film sembra essere appunto il racconto di un gruppo di riabilitazione per persone disturbate da un punto di vista relazionale, a un proseguo del tutto sopra le righe che, abbandonando qualunque regola cinematografica, arrabatta uccisioni una dietro l'altra. Sarebbe stato interessante sviluppare, dalla prima parte della pellicola (per quanto lenta) un film drammatico che - siamo certi - sarebbe stato apprezzabile. Non ci saremmo aspettati troppo, probabilmente il solito film con protagonisti dei teenager che avrebbe riattulizzato in senso post-moderno le istanze di un Noi ragazzi dello zoo di Berlino, ma sarebbe già stato qualcosa.

Invece il nulla assoluto. Come da prassi dei peggiori film di genere americani, il disegno della trama si fa nebbioso e indistinto, tutto è fine a sé stesso e diventa un'inutile e a-significante carneficina. Non c'è uno straccio di approfondimento psicologico degli antagonisti e anche quello delle ragazze che interpretano le protagoniste è ridotto al minimo sindacale. In conseguenza, buona parte della trama è affidata al caso, nel senso che non si capisce il perché delle azioni se non si ammette che i due psicopatici siano effettivamente tali.

E dopo mezz'ora di inseguimenti nella foresta senza che praticamente succeda nulla, arriva in tutta la sua scontatezza un finale prevedibile come pochi altri. Se a ciò sommiamo una fotografia praticamente non pervenuta (fatta eccezione per alcune sequenze di stasi molto piacevoli nella prima parte) e una colonna sonora da commedia anni Novanta, il risultato è - per usare un eufemismo - disastroso. 
VOTO: 4/10

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