giovedì 12 aprile 2012

Priest - Recensione


Priest di Scott Stewart - Genere: fantastico/azione - USA, 2011

In un mondo in cui da sempre si combatte una lotta cruenta tra esseri umani e una particolare forma di vampiri-mostri, che poco hanno di raffinato e molto di animale, la Chiesa è riuscita ad avere la meglio addestrando all'arte del combattimento una legione di preti guerrieri. Grazie a loro è stata finalmente debellata la minaccia infernale. Il prezzo da pagare però è un dominio della Chiesa sulle città-roccaforte e sulle vite di tutti gli abitanti, in quanto protettori ufficiali dal male.
Ma senza nemici da combattere è duro il reinserimento nella società per i preti-guerrieri, assillati da incubi e sensi di colpa che affondano le radici nei traumi delle molte battaglie combattute. Solo l'imprevedibile ritorno di una nuova orda di vampiri darà nuovo senso alla loro crociata e nuove preoccupazioni a una chiesa più intenzionata a sostenere di aver debellato la minaccia che a prendere le dovute contromisure.


"Priest" rappresenta uno dei titoli che meglio sintetizzano le tendenze del cinema postmoderno e, ovviamente, non mi riferisco al cosiddetto cinema d'autore. Il film in questione è evidentemente una trovata nient'altro che commerciale, complice l'introduzione [infausta] del 3D. Il film si trova infatti al crocevia di molti altri e sembra pescare con un certo autocompiacimento citazioni e frammenti da svariati altri titoli per costruire quello che in teoria dovrebbe essere un prodotto originale.
Niente di più sbagliato: fra vampiri che ricordano con un po' troppa evidenza "Van Helsing" e i mostri in stile "Alien", la scena della lotta sul treno che sembra estratta a forza da un film di Sergio Leone e ricollocata fuori contesto e le movenze in stile "Matrix" dei personaggi, si ha l'impressione di un enorme, gigantesco pasticcio cinematografico. Per non parlare poi della città dove è ambientata parte della vicenda, Cathedral city, che richiama con un occhio ammiccante le varie città distopiche della tradizione (da "Metropolis" in giù). 

Tecnicamente nulla da segnalare, se non la solita e ormai stanca successione di pugni ed esplosioni di cui un certo cinema sembra non poter fare a meno. Colonna sonora anonima, montaggio assente e fotografia invisibile sono le dirette conseguenze di un film che fa del solo digitale il suo stendardo: i personaggi si perdono in un mondo di bit che non ha più niente di credibile. 
E, fra l'altro, dei vampiri così poco eleganti li vedrete solo in "Twilight"!

VOTO: 4/10

Nessun commento:

Posta un commento