mercoledì 18 aprile 2012

Blue Velvet - Recensione


Blue Velvet (Velluto blu) di David Lynch - Genere: thriller - USA, 1986

Nella cittadina di Lumberton, Jeffrey Beaumont, un giovane studente, scopre in mezzo ad un campo i resti di un orecchio umano reciso di netto e lo porta alla polizia. Il giovane conosce così Sandy,  figlia del detective Williams, e i due, presi dalla curiosità, cominciano ad investigare per conto proprio.

Gigantesco romanzo di formazione filmico con il giovane protagonista di Dune, il film di Lynch è uno splendido esempio dello stile autoriale che qui consideriamo. Il film si gioca completamente su una doppiezza di registro, sul perpetuo slittamento di due mondi opposti che agiscono dialetticamente per costruire un senso ulteriore. Lumberton è la cittadina americana per eccellenza, investita di un vago settore anni Cinquanta ma assolutamente fittizia: i fiori, le case, le insegne e i locali ricalcano stereotipicamente quelli della tipica cittadina da "sogno americano". Soltanto di notte, quando i due protagonisti decidono di seguire la loro hubris dionisiaca, uscendo dai canoni che la società ha imposto loro, la città si mostra nella sua vera (o meglio, nella sua seconda essenza). E così, sotto i tulipani rossi del giardino ecco germinare i semi della follia, della perversione sessuale e delle nefandezze più oscure. 
Jeffrey, novello Olden, si perde in questo abisso di velluto blu, facendosi abbracciare dai meandri della malattia. Ne uscirà un uomo, arricchito e pronto ad entrare nella vita vera e propria.

Una dialettica delle idee quella che prende forma in questo grande film lynciano attraverso i corpi e le figure delle due protagoniste femminli: Sandy è la classica ragazza acqua e sapone, quasi una caricatura della protagonista dell'Olivia Newton John di Grease, mentre Dorothy è l'emblema della donna fatale, sensuale e malata. Quello a cui assistiamo sulla pellicola di Lynch è quantomai simile a ciò che d'Annunzio ha mostrato nelle pagine de Il piacere, con un protagonista perennemente in bilico fra due figure femminili assolutamente discordi. Una dialettica fra Eros e Thanatos, fra Amore e Morte che alla fine vengono condensati nel finale - un po' stereotipico - da classico romanzo di formazione. 

Da un punto di vista tecnico il film riprende tutto lo stile lynciano e la sua caratteristica principale è lo straniamento che arriva allo spettatore dalle immagini. Il regista carica le sequenze del film (a partire dalla prima, volutamente patinata) di un'ansia malata e torbida che percorre in modo sotterraneo tutto il film, a dire che c'è ben altro sotto la cittadina di Lumberton e (forse) che Jeffrey non ha superato i suoi demoni e che il momento conciliativo del finale forse è solo una pace provvisoria, un "cessate il fuoco" che le pulsioni vitalistiche che animano il film si sono concesse. 
In particolare il personaggio di Soave è emblematico dell'operazione di Lynch: sottospecie di maschera carnevalesca dal volto imbellettato, Soave è una figura affascinante e perversa, dotata di un aspetto quasi androgino. Compare una sola volta nella pellicola ma è certamente uno dei personaggi più rappresentativi, proprio perché misterioso ed indistinto. 

Un'ultima nota va data per quello che riguarda il comparto sonoro, la cui ossatura è costituita sicuramente dal brano Blue Velvet/Star riproposto ossessivamente da una voce simil-radiofonica e intonato da Isabella Rossellini nel momento della sua prima apparizione, manifesta tutta la sensualità dionisiaca e profonda di Dorothy e al contempo la sua grande fragilità, evidente nei suoi occhi vitrei e sospesi verso il nulla. L'altra grande canzone è In dreams, coronamento ideologico del film e non a caso cantata da Soave. La Lumberton notturna, l'avventura dei due protagonisti, rappresentano il perfetto rovesciamento del sogno americano, la manifestazione che l'oscurità è dovunque e che - anzi - è un elemento naturale della vita umana. 
Soltanto nei sogni la follia della felicità assoluta si può consumare e non a caso il film si chiuderà con una ripresa in chiave realistica del sogno di Sandy, con il ritorno dei pettirossi, a dire che forse quella chiusura così rassicurante non è poi così reale.

Un film splendido, elegante e fascinoso, proprio come la vestaglia di velluto blu indossata da Isabella Rossellini.

VOTO: 9/10

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