Evangelion 3.0: You can (not) redo - Genere: animazione - Giappone, 2012
A
partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, è indubitabile che
nell’educazione e nella formazione della cultura visuale dei bambini e dei
ragazzi, una parte progressivamente crescente sia stata condizionata dalla
visione dei prodotti di animazione giapponese, proposti principalmente sulle
reti private del gruppo Mediaset e su alcuni canali secondari (la RAI sembra
non aver quasi mai ritenuto opportuno questo genere di contenuto per il proprio
palinsesto). Si tratta di una tendenza che a partire dagli anni Duemila si è
progressivamente invertita, anche per l’appiattimento dell’offerta e della
qualità dei prodotti. Il punto di svolta di questo processo dunque, l’apogeo di
una tendenza ormai in dissoluzione, è da rintracciarsi fra la fine degli anni
Novanta e i primi anni del XXI secolo. Non è un caso allora che proprio in quel
periodo, MTV (emittente musicale che proponeva un insieme di serie animate
ignorate dalle altre reti) avesse cominciato a trasmettere Neon Genenis: Evangelion. Il ritorno al cinema della serie con la
tetralogia Rebuild of Evangelion,
arrivata in questi giorni al terzo episodio (Evangelion 3.0: You can (not) redo) ha quindi smosso le fasce di
fan che aspettavano l’uscita del titolo, quelle stesse che l’11 Settembre del
2001 (data ancor più emblematica per un cartone animato denso di escatologia),
erano pronti a sintonizzarsi su MTV.
Evangelion 3.0, a differenza dei due precedenti
lavori di Rebuild, non si preoccupa
di riscrivere la vicenda narrata nella pur non eccessivamente prolissa serie
televisiva, se non in piccola parte. La vicenda è infatti quasi completamente
nuova, non fosse che per alcuni dettagli contingenti e per la presenza di
quella chiave di volta che è Kaworu Nagisa, personaggio molto sacrificato
dall’anime che riesce a trovare una dignità maggiore in questa occasione, anche
se la natura del suo ambiguo rapporto con il protagonista Shinji non riesce ad
emergere con la stessa incisiva chiarezza che aveva nel manga originale.
Il
mondo di 3.0 è devastato da
un’apocalisse causata, pure in maniera involontaria, proprio da quello Shinji
Ikari che avrebbe dovuto sventarla, pilotando le unità EVA cui si fa cenno nel
titolo. Lo scontro con gli Angeli, nemici tradizionali delle puntate
dell’anime, dal nome biblico e dalle oscure facoltà, viene completamente messo
da parte per quasi tutta la durata della pellicola e un’attenzione molto
maggiore viene data a quegli elementi che, pur costituendo il fascino di Evangelion erano rimasti avvolti nel
mistero (le vere intenzioni della NERV, i piani della SELEE, la natura di Rey
Hayanami, il rapporto fra l’unità EVA01 e la madre di Shinji). La conseguenza
di questa profonda riscrittura narrativa è una gestione diversa dei personaggi,
che vengono profondamente mutati e per lo spettatore affezionato risultano in
alcuni casi quasi irriconoscibili; questo è il caso, ad esempio, di Misato
Katsuragi, che perde del tutto la vena divertente e spiritosa che faceva da
contraltare alla sua sempre lucida riflessione sulla difficile posizione che
era chiamata a ricoprire.
Un
altro motivo di perplessità potrebbe risiedere nella difficoltà di gestire i
rapporti fra questo episodio della tetralogia e le puntate della serie
originale, anche considerando il lungometraggio End of Evangelion. In particolare You can (not) redo pone delle problematiche di plausibilità di non
facile risoluzione se si considera che esso è in tutto e per tutto
incompatibile con la conclusione dell’anime e con questo evidenziato nel film
sopraccitato. Si apre dunque un ulteriore universo di possibilità, anche più
drammatico almeno per quanto è stato possibile vedere sino a questo momento.
Stante questo è evidente che l’attesa per il quarto e ultimo capitolo di questa
riscrittura cinematografica, divenuta ormai profonda a tal punto da mettere in
crisi l’edificio visivo messo in piedi dal cartone animato di base, è estrema.
La chiusura del cerchio che tutti si aspettano potrebbe anche non arrivare mai
ed è molto verosimile pensare che i profondi cambiamenti messi in atto da
questo terzo episodio di Rebuild
potrebbero aver lasciato scontenti alcun fan, perplessi dal nuovo stato di cose
aperto da questa apprezzabile ma forse azzardata operazione filologica.
Nel complesso un film valido, non eccelso, senza infamia né lode. Non saprei se consigliarlo o meno a un amante della saga, poiché le reazioni potrebbero essere decisamente contrastanti.
VOTO: 6/10