Le monde nous appartient di Stephan Streker - Genere: drammatico - Belgio, 2012
La
nostra esistenza è costantemente riempita di tragedie silenziose, episodi di
violenza interpersonale o auto inflitta in cui vite dimenticate si spengono con
violenza oppure lentamente, lasciandosi andare senza reagire. Quanti individui
vediamo ogni giorno per la strada e quanti di questi la sera non rivedranno la
propria famiglia? È il disagio del flaneur,
la spada di Damocle della modernità, diretta conseguenza della perdita di
abitabilità dello spazio. Il mondo ci appartiene, ma è diventato un luogo altro
da noi.
Il
film di Streker è un manifesto alla vacuità dell’oggi, ma non ha l’aria di
esserlo. È un’insieme di storie, un arazzo post-moderno dove le esistenze più
diverse si incrociano senza esserne consapevoli. Ognuno ha i propri demoni da
combattere (il rapporto familiare, un amore non corrisposto, il gioco…) ma il
dramma individuale è incomunicabile agli altri e tutti sono chiusi in una
solitudine senza scampo. Circondate dall’abisso, le figure di Le mond nous appartient giostrano
freneticamente in cerca di una salvezza, che trovano nei più diversi
espedienti. Alla fine, però, rimane solo un grande senso di vuoto.
È
un senso di vuoto acre, che non lascia scampo perché non ha senso ed è
costantemente stemperato da false relazioni sociali che costruiscono il
simulacro di una vita felice. Ma, al di là della diegesi principale, che
dipinge le miserie e i sogni dei due giovani protagonisti, di questo film
rimangono soprattutto le sequenze extra-narrative, che con uno sguardo quasi
scientifico, riprende senza giudicare frammenti di vita fini a sé stessi.
Il
regista si diverte a scompaginare i tempi del racconto, che si frammentano in
unità minimali destinate a ricomporsi solo in virtù di un piacevole
(auto)compiacimento visivo, che passa attraverso un uso sapiente e
intelligentissimo dei processi di montaggio e un ricorso mai banale alla
musica, che diventa a sua volta fattore compositivo. È proprio grazie a una
buona dose di sperimentalismo che il film si situa su un livello qualitativo
decisamente alto, che riscatta anche la presenza di alcune sequenze poco
riuscite.
I
fili della storia si ricompongono nel finale, che ripropone e amplifica tutte
le suggestioni di questo breve ma estremamente riuscito prodotto belga che, per
citare una splendida frase di Giacometti, rappresenta il vuoto che ti cammina
accanto, facendotelo dimenticare.
VOTO: 8/10
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